cesare cunaccia
Recentemente mi hanno regalato ” The perfect Gentleman ” ( Sherwood James -2012 De Agostini, prefazione di Terence Stamp), un libro dalla lettura piacevole, quanto istruttiva. Essendo io però molto visivo, adoro anche solo sfogliarlo: mi piacciono le sue fotografie ed osservando quelle immagini di uomini dall’abbigliamento impeccabile, automaticamente il mio pensiero le associa a Cesare Cunaccia. Non conosco persona con maggior stile, per quello che riguarda il look, di lui. Per riprendere le parole di Tziporah Salamon, con la quale abbiamo parlato proprio di questo in una precedente intervista: “gli italiani hanno più stile…”
Il suo è stile dunque italiano? Nei nostri tre minuti di intervista, Cesare mi spiega che in realtà il suo stile è “anglo-napoletano”…
Cesare Cunaccia non ha solo stile, coltiva anche un amore sviscerato per le cose belle, tra le quali sicuramente svetta quello per Venezia. Lavora per molti fashion magazine ed altre testate, scrive di arte e architettura, ma in quanto esperto di moda (ricordo la conduzione di un talent show televisivo per stilisti emergenti) non trascura mai un accessorio importante come gli occhiali, siano questi per il sole o da vista. Quando sceglie occhiali da sole per se stesso, devono essere rigorosamente neri, anche se prova con curiosità modelli di altri colori, altrettanto eleganti.
Cesare conosce bene il proprio gusto, ha dimestichezza con le fattezze del proprio viso e l’estetica degli accessori.
Quando venne nel mio negozio la prima volta, per acquistare un paio di Oliver Goldsmith modello Chas ( vedi foto sopra ) , in perfetto stile Aristotele Onassis, mi diede molti suggerimenti su come avrebbe voluto i SUOI occhiali. Io gli risposi che non sarebbe stato un problema progettarli e realizzarli per lui, come faccio anche per altri clienti. Così in capo a pochi mesi abbiamo lanciato, durante una mostra fotografica di Mustafa Sabbagh, una serie limitata di occhiali da vista in corno di bufalo, poi replicata in acetato di cellulosa. L’anno successivo, Cesare ed io, abbiamo disegnato anche un paio di occhiali da sole dal rivisitato imprinting ’50 , a completamento del progetto.
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Gli occhiali che abbiamo disegnato insieme sono stati pensati come un prodotto su misura per te. Era questo uno dei dogmi del progetto #CELEBRATION: il designer disegna come se disegnasse per se stesso. Sia il vista sia il sole, sono occhiali da uomo. Nella realtà dei fatti, entrambe le versioni hanno avuto ottimo riscontro anche dal pubblico femminile. In un’era dove dentifricio e deodoranti sono declinati per i due generi, cosa pensi della moda unisex nell’abbigliamento, profumi ed accessori?
A me personalmente sembra una grande confusione. Parafrasando Giorgio Armani, trovo che gli uomini debbano vestirsi da uomini e le donne da donne, Poi ogni licenze è concessa, specialmente se si possiede una spiccata forma di autonomia di stile e se lo si regge come personalità.
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Facendo una ricerca di immagini su internet con il tuo nome, appaiono moltissime foto dove indossi un paio di occhiali da sole Mikita ( Alexandre HERCHCOVITCH).
Ci racconti cosa ti piace di questi occhiali ?
Purtroppo li ho perduti di recente e facevano davvero parte di me. Trovo che la loro forma fosse estremamente moderna, specie il taglio nella parte superiore del cerchio e che inoltre si addattassero perfettamente alla morfologia del mio viso. Sono tutt’ora molto innamorato di questi occhiali. Chi mi aiuta a ritrovarli? ( ride )
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Vista la tua autorevolezza nel mondo della moda, ti sarà stato chiesto più di qualche volta di firmare qualche prodotto. Come ti sei trovato nella veste di designer di occhiali? Sapere ( se non lo sai te lo dico io ora ) che i tuoi occhiali riscuotono consensi non solo da chi li indossa, ma anche da esperti del settore, non ti fa venire voglia di ripetere l’esperienza?
Ma perchè no? Mi sono trovato molto bene lungo le diverse fasi di questo progetto, anche in virtù della partnership con Boudoir con il quale intrattengo rapporti da diversi anni e che, come è mio costume, persegue solo il massimo della qualità nelle materie e nel design.
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Quando ci sentiamo la prima domanda che ti pongo sempre è “dove ti trovi oggi “. Capri, Milano, Parigi, Londra, Atene, Firenze… sei sempre in viaggio per lavoro e non. Spesso mi rispondi che sei qui, a Venezia. Quali sono i motivi che ti portano nella città lagunare? Cosa ti dà questa città che altri luoghi non sono in grado di darti?
Venezia per me è innanzitutto uno spazio psichico e un ritmo di vita diverso. Come ho scritto recentemente in un articolo, ti traspone immediatamente in una dimensione altra. Alle volte è una fuga immediata da te stesso e dal quotidiano, credo proprio per la sua anima acquea, misteriosa e sfuggente. Inoltre alcuni dei miei amici più cari sono basati a Venezia.
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Porti una domanda e riportare la tua risposta in merito alla buona cucina e riguardo i migliori ristoranti, sicuramente ci farebbe sforare abbondantemente dal tempo di lettura previsto. Dimmi invece quando, come e se cambia il tuo rapporto con le persone dopo che hai passato con loro del tempo a tavola.
Dipende dal tenore dalla conversazione che mi hanno offerto e in questo senso sono molto più esigente che non rispetto al cibo. Confesso però che sono molto goloso.