gioacchino acampora
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Se gli occhiali avessero ruote, probabilmente li disegnerebbe lui.
Oggi ho il piacere di rendere pubblica una chiacchierata con un uomo che vive il design, da fuori e da dentro, tutti i giorni. Gioacchino Acampora ha l’aplomb che ci si aspetta dal presidente di una grande azienda, ma al tempo stesso è quel tipo di persona che sa uscire dagli schemi senza perdere autorevolezza, credo sarebbe capace di rispondere ad un’email formale con una lunga serie di emoticon. La grande azienda della quale parlo è la Carrozzeria Castagna di Milano, li il design è di casa dal 1849. Al tempo vi si costruivano le carrozze per le famiglie reali d’Europa, oggi principalmente produce auto fuoriserie su meccaniche e telai Maserati, Ferrari, Alfa Romeo ecc…
Gioacchino ha un occhio estremamente allenato nel riconoscere oggetti particolari, è talmente abituato a personalizzare le automobili dei suoi clienti che quando ci siamo conosciuti nel mio negozio, vide un modello di occhiali da sole disegnati da Cesare Cunaccia e mi disse “Alessandro, intanto prendo questi, ma tu fammene fare un paio uguale, solo per me, in corno di bufalo col mio nome inciso”.
- Gioacchino, dall’università in poi non hai mai smesso di occuparti di design. Nel tuo lavoro il design non è una qualità fine a se stessa, ma strettamente legata alla funzione delle auto create. Lo stesso vale anche per l’occhialeria. Cos’ha in comune il tuo amore per le belle auto con quello per gli occhiali?
E’ lo stile il comune denominatore. Premesso un distinguo, ossia che design e stile non sono la stessa cosa. Se si trattasse di design, entrerebbero in ballo complicati paradigmi matematici, qualcosa di più vicino al lavoro di Giugiaro. Io nel mio lavoro mi sento più stilista che designer.
Un paio di occhiali sono fatti essenzialmente di stile. Gli occhiali sono l’accessorio fashion per eccellenza, soddisfano esigenze di moda e dell’umore. Un paio di occhiali sono un oggetto molto piccolo, ma al tempo stesso fra quelli dove c’è più ricerca; un oggetto che risponde a due cose: linea e ricchezza di dettagli, due tratti imprescindibili. Caratterizzanti come lo sono per gli occhiali, così le proporzioni lo sono anche per le auto della Linea Castagna.
- Customizzazione e unicità del prodotto sono definizioni che ci portano immediatamente al mondo del lusso, quindi ad un’utenza selezionata. Credi sia possibile portare un numero maggiore di persone ad amare e consumare oggetti con alto contenuto di stile? Come ?
E’ molto semplice, infatti noi lo stiamo facendo. Si chiama digitalizzazione del processo creativo. In pratica le nuove tecnologie ci permettono di produrre in maniera più semplice: tramite centri di controllo, tavoli di taglio e stampanti 3D è possibile produrre in piccole serie, oggetti che un tempo avrebbero richiesto uno stampaggio,tecnica giustificabile poi solo da una produzione in larga scala. Oggi applichiamo una tecnologia nata per la prototipazione alla produzione ed il risultato è paragonabile al lavoro degli artigiani di una volta.
- Ho dato un’occhiata ai vostri progetti più recenti, ho visto city car che sfiorano il futurismo. Sei portavoce di una modernità che ha però solide basi di tradizione. Un architetto col tuo know how, come interpreta in chiave moderna, un viaggio a Venezia, città ricca di tradizione?
Venezia è senz’ombra di dubbio una città ricca di cultura e di tradizioni. Io la vivo in realtà come luogo di incontri, incontri che subiscono l’aggiornamento costante dei tempi che cambiano. Io trovo che Venezia sia un esempio di modernità, quando ci vengo non sento di respirare aria vecchia e idee ammuffite, ma il futuro.
- Sei un grande ricercatore anche nel campo della gastronomia. Qual’è la scoperta più esaltante che hai fatto recentemente?
Parlando delle mie sperimentazioni, ti direi la cucina 3D , le cucina digitale. Una sperimentazione spinta nel maneggiare elementi naturali, scomponendoli e riassemblandoli. Sono comunque affascinato dalla qualità di certi osti veneziani che riescono a creare dei veri miracoli del gusto. Per citarne solo due Codroma e le sue polpette e il Nono Colussi re della focaccia veneziana.
- Indossi occhiali da sole ispirazione anni 50, di Cesare Cunaccia ed un paio di ISSON Theodore disegnati da Catherine Federici. Sono due stili molto diversi fra loro. Cosa ti piace di ciascuno dei due ?
Degli occhiali di Cesare, mi piace la leggerezza e il loro stile che va oltre il tempo, lo supera. Riescono a dare grande espressività al volto. La stessa espressività sento di averla anche quando indosso gli ISSON, ma essendo più materici, li preferisco nelle occasioni in cui ho bisogno di proteggermi dal mondo esterno.
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Grazie Gioacchino, ti aspetto a Venezia. So di un evento sul Canal Grande, ottima occasione per parlare di vini. A presto.